Decreto Crescita: parte, in via sperimentale, un emendamento che introduce il nuovo “Contratto di Espansione“, destinato alle imprese con oltre mille dipendenti intenzionate ad investire nel rinnovo tecnologico per aspirare a maggiore competitività sul mercato.

Ma di cosa si tratta esattamente?

I dettagli

Il Contratto di Espansione nasce con l’idea di sostituire i precedenti Contratti di Solidarietà Espansiva: al momento, si tratta di una misura che si prevede soltanto per il biennio 2019-2020, in prova, grazie ad uno stanziamento statale di ben 70 milioni di euro.

Il target, come anticipato, sarà quello delle imprese con oltre mille dipendenti che intendono avviare un turn-over del personale per far fronte ad una impegnativa fase di sviluppo tecnologico che richieda una riorganizzazione della forza lavoro ed una formazione, ovviamente, mirata per i nuovi dipendenti.

L’idea di base, quindi, è di andare incontro al progresso incentivando nuove assunzioni rese possibili da pensionamenti anticipati per chi è già in dirittura d’arrivo sull’età pensionistica.

Le istruzioni operative

Le istruzioni operative sono arrivate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la circolare n°16 del 6 Settembre 2019, pubblicata sul sito ministeriale.

Da lì si evincono i criteri di base per questo particolare processo di “reindustrializzazione” aziendale e riorganizzazione del personale, dove si prevede la riduzione dell’orario di lavoro, con il riconoscimento della CIGS (Cassa Integrazione Straordinaria), per procedere a nuove assunzioni.

Nello specifico, i Contratti di Espansione vanno stipulati con il Ministero del Lavoro e le organizzazioni sindacali RSA e RSU (Rappresentanza Sindacale Aziendale e Unitaria). Fondamentale per il buon esito dell’intero processo è che le imprese abbiano occupato in media, nel semestre precedente la presentazione della domanda, più di 15 dipendenti (inclusi apprendisti e dirigenti), anche all’interno di più unità aziendali.

Inoltre, almeno il 70% del personale interessato dalle riqualificazioni deve essere coinvolto nel nuovo piano formativo; la questione più delicata potrebbe riguardare, però, eventuali eccedenze di lavoratori non ricollocabili nel nuovo concetto di impresa: l’imperativo è gestire al meglio, e nella maniera meno traumatica possibile, eventuali procedure di esodo.

Per quanto riguarda la riduzione oraria, infine, non deve superare il 30% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile di tutti i dipendenti facenti parte del Contratto di Espansione, mentre la Cassa Integrazione Straordinaria potrà protrarsi fino al 2022, per un massimo di 18 mesi anche non continuativi.

I dati

Il Contratto di Espansione deve esplicitamente contenere il numero di lavoratori che andranno in CIGS, quello dei dipendenti che accedono al trattamento pensionistico anticipato – previsto solo per chi si trova a non più di 5 anni dalla pensione di vecchiaia o anticipata, maturato il requisito minimo contributivo di 20 anni -, quello dei lavoratori da assumere (con i relativi profili professionali, necessariamente coerenti con il progetto di innovazione), l’indicazione del tempo indeterminato dei contratti di lavoro da stipulare, la riduzione complessiva media dell’orario di lavoro del personale già dipendente (con il relativo numero di coinvolti) del quale rivedere le mansioni e la programmazione temporale delle assunzioni.

 

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