Leggere la busta paga può risultare un operazione tutt’altro che semplice. Districarsi tra la retribuzione, le ritenute fiscali, quelle previdenziali e assistenziali è infatti molto complicato.

Inoltre, le diverse voci vengono sottoposte a numerose modifiche ogni anno. Nel 2023 ad esempio sono stati apportati importanti cambiamenti relativamente alle aliquote IRPEF.

In questo articolo cercheremo di capire nello specifico come si calcolano le ritenute sullo stipendio, anche sulla base delle modifiche effettuate nel nuovo anno.

Come si struttura una busta paga

Con il termine busta paga si intende quel documento che viene erogato dal datore di lavoro al dipendente, nel quale, in base alla legge n. 4 del 1953, sono indicate non solo la retribuzione, ma anche altre voci, come ad esempio le ritenute fiscali e previdenziali percepite dal lavoratore in un determinato periodo. Leggere in maniera corretta una busta paga è fondamentale per capire cosa spetta al lavoratore. Tuttavia, come abbiamo specificato all’inizio, decrittare in maniera efficace una busta paga non è semplice. Ecco perché è necessario innanzitutto capire come è fatta. Una busta paga è suddivisa principalmente in quattro sezioni. La prima, in cui sono elencati i dati anagrafici sia del datore di lavoro che del lavoratore, si trova in alto. Vi è poi la sezione in cui sono inserite tutte le cifre percepite dal lavoratore e poi quella relativa alle ritenute, che solitamente si trova nella posizione centrale. Questa consiste nelle somme trattenute sia a fini fiscali che a quelli previdenziali. Infine, abbiamo la parte in cui si trova un calendario delle presenze del dipendente con relative ore effettive di lavoro, assenze, permessi o ferie maturate.

Come si calcolano le ritenute sullo stipendio

Come è facilmente intuibile per calcolare l’insieme delle ritenute applicate al proprio stipendio bisogna guardare la parte centrale della busta paga. Qui,  nella parte più alta, si trova il lordo mensile, ovvero il numero effettivo di lavoro moltiplicato per la tariffa oraria fissa a cui si aggiungono le ore di straordinario e i rimborsi per le spese di trasferta.

È importante ricordare che in busta paga viene trattenuta un’unica imposta, cioè l’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. In particolare, il dipendente è sottoposto a due tipologie di trattenute: l’IRPEF e i contributi che finanziano l’INPS. Ulteriori voci di interesse sono rappresentati poi dagli assegni familiari, dalla detrazione da lavoro dipendente.

Il trattamento integrativo raggiunge un valore di 1.200 euro nell’ipotesi in cui vi sia capienza dell’imposta lorda calcolata sui redditi da lavoro dipendente e assimilati rispetto alle detrazioni individuate per le medesime fonti di reddito; per i redditi superiori a 15.000 euro con un limite di 28.000 euro, l’ammontare del trattamento integrativo viene determinato sulla base della capienza descritta al punto precedente ma anche sulla incapienza dell’imposta lorda determinata rispetto ad una serie di detrazioni fiscali e per un importo non superiore a 1.200 euro annui.

I contributi previdenziali vengono calcolati con l’applicazione di un’aliquota che varia a seconda del settore lavorativo. Generalmente tale aliquota si aggira tra il 5,84% e il 9,49% sull’imponibile lorda.

Le ritenute fiscali irpef si basano su un sistema di tassazione ordinaria. Calcolare l’IRPEF non è molto semplice, perché non c’è un’unica percentuale da prendere in considerazione, ma ci sono diversi scaglioni. In generale, bisogna dividere per 12 gli scaglioni annuali, in modo da ottenere quelli sui quali bisogna applicare le relative aliquote percentuali.

L’articolo 1 comma 2 e 33 della legge n. 234/2021 ha apportato alcune modifiche al sistema di tassazione delle persone fisiche. Le aliquote IRPEF infatti sono state soggette a diversi cambiamenti. Nel secondo scaglione l’aliquota è stata ridotta dal 27% al 25%, mentre nel terzo scaglione è stata ridotta dal 38% al 35%. Nell’ultimo scaglione è stato applicato un aumento dell’aliquota di 5 punti.

Ricapitolando, quindi, gli scaglioni di reddito di 15000 euro hanno un’aliquota Irpef del 23%, dai 15.000 euro ai 28000 di reddito invece la percentuale è pari al 25%. Lo scaglione che va dai 28.000 euro ai 50000 euro di reddito si applica un’aliquota IRPEF del 35%, mentre per l’ultimo, che comprende i redditi superiore ai 50000 euro, l’aliquota è del 43%.

Le detrazioni sul lavoro dipendente e del trattamento integrativo sono state modificate dall’articolo 1 comma 2 lettera B della legge n. 234/21, che ha cambiato le detrazione di imposta per le diverse tipologie reddituali di cui all’articolo 13 del tuir.

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