Sentiamo spesso parlare di welfare aziendale: un concetto che sembriamo intuire ma che è difficile afferrare nel suo complesso.

Cerchiamo di fare chiarezza.

Un sostegno importante per il dipendente

Spesso si fa l’errore di pensare che un’azienda di successo sia una realtà che mira completamente – e in assoluto – alla soddisfazione del cliente sotto tutti i punti di vista: in realtà, questa è solo un lato della medaglia.

Tantissimi colossi del calibro di Microsoft e Netflix, ad esempio, hanno messo in luce quanto sia irrinunciabile anche il senso di appagamento dei dipendenti che, di fatto, si traduce con una produttività migliore, più sostanziosa e con un lavoro di team potenziato di parecchi punti percentuali. L’azienda di Bill Gates, ad esempio, sta sperimentando giornate lavorative di 4 ore che sembrano aumentare incredibilmente il rendimento, mentre la regina dell’intrattenimento streaming ha dato piena libertà ai propri lavoratori di portare a termine le proprie mansioni da casa come dall’ufficio, con la sola clausola obbligatoria di una specifica deadline da rispettare no-matter-what.

Nell’ambito di questo tipo di valutazioni, quindi, possiamo andare a definire con più precisione il welfare aziendale che altro non è che l’insieme delle iniziative messe in atto del datore di lavoro o dall’azienda per incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia; come? Attraverso una diversa ripartizione della retribuzione (benefit rimborsuali, servizi e/o altre soluzioni) o, meglio ancora, una serie di servizi e prestazioni non monetarie rese disponibili per il dipendente, come un’assistenza sanitaria integrativa, una previdenza complementare, un sostegno economico rivolto alle famiglie o all’istruzione ed altri tipi di benefit che, in sostanza, rappresentano un margine di “guadagno” che si affianca alla classica retribuzione e si collega ai premi di risultato (PdR); questi ultimi, a loro volta, vengono definiti in base all’andamento aziendale, ad eventuali condizioni contrattuali e ad altri contesti.

Un guadagno per tutti

Qualunque siano, insomma, le forme scelte per il welfare aziendale, vengono considerate retribuzioni a tutti gli effetti e godono, quindi, di relativi incentivi fiscali; ecco perché sono sempre più importanti per i lavoratori dipendenti pubblici e privati, per le imprese e per lo stesso Stato: una maggiore copertura complementare del lavoratore implica un minor rischio di intervento da parte di terzi, persino in momenti socio-economici di grandi cambiamenti.

Dal canto loro, i dipendenti riescono a conciliare meglio ore lavorative e vita privata, sentono un maggior grado di appartenenza all’impresa e si migliora, così, il clima sul posto di lavoro, incentivando presenze più attive e continue, diminuendo gli episodi di assenteismo o di ricambio del personale (turnover).

 

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