Licenziamento-collettivo-cos’è-e-come-funziona

Il licenziamento collettivo è disciplinato dalla legge italiana, la quale stabilisce una serie di condizioni affinché questo possa avvenire. In questo articolo cercheremo di capire quali sono tali condizioni e, in generale, come funziona l’istituto del licenziamento collettivo.

Licenziamento collettivo: cos’è

La legge italiana distingue tra il licenziamento di un singolo lavoratore da quello che coinvolge più lavoratori. Come ben sappiamo, il singolo dipendente può essere licenziato per giustificato motivo soggettivo o oggettivo oppure per giusta causa. Il licenziamento collettivo invece è una fattispecie completamente diversa e consiste nella situazione in cui un’azienda licenzi almeno 5 dipendenti in un arco temporale di 120 giorni. In genere, si ricorre a tale ipotesi quando si ha la necessità di ridurre il personale. Ovviamente, però, la legge stabilisce numerose condizioni. Tra queste, vi sono una serie di norme da rispettare per quanto riguarda le categorie di lavoratori che si possono licenziare collettivamente. A tal proposito, in caso di mancanza di un accordo con i sindacati, i lavoratori da licenziare devono essere individuati sulla base dei seguenti tre elementi:

  • Carico di famiglia;
  • Anzianità;
  • Esigenze tecnico-produttive.

In generale, il datore di lavoro deve individuare i lavoratori che, in caso di licenziamento, subirebbero effetti negativi minori rispetto ad altri. Di conseguenza, non è ammessa alcuna discriminazione su base etnica, sessuale e politica.

Come funziona il licenziamento collettivo?

Cerchiamo di capire ora nella pratica come funziona il licenziamento collettivo. La procedura inizia con una discussione con le parti sociali. Il primo passo, quindi, consiste nel costituire un tavolo di trattative al fine di prevenire il licenziamento e, nel caso, di trovare un accordo affinché questo soddisfi tutte le parti. In questa fase, il datore di lavoro è tenuto anche ad inviare una comunicazione alle strutture provinciali competenti, le quali intervengono nel caso in cui le trattative non vadano a buon fine. L’intera processo non può superare i 45 giorni.

L’accordo, in genere, può adottare diverse soluzioni, che vanno dal distacco dei lavoratori in altre aziende fino all’assegnazione di mansioni diverse. Inoltre, deve essere sottoposto al voto diretto dei lavoratori e si ritiene approvato nel caso in cui la maggioranza si esprima a favore. Nel caso in cui il datore di lavoro decida di non dare avvio a questa fase può incorrere in una sanzione pecuniaria amministrativa e nel risarcimento dei danni. Di conseguenza, il licenziamento verrà dichiarato inefficace.

L’atto scritto del licenziamento collettivo

L’avvio del procedimento di licenziamento deve essere comunicato in modo tempestivo ad ogni singolo lavoratore coinvolto. La comunicazione deve avvenire tramite un atto scritto, al cui interno devono essere specificati, oltre al motivo del licenziamento, anche i criteri di individuazione dei lavoratori da licenziare.

Le tutele dello Stato nei confronti dei lavoratori licenziati

Nel momento in cui una determinata azienda avvia un licenziamento collettivo, lo Stato è tenuto ad intervenire in protezione dei lavoratori coinvolti. I dipendenti che hanno perso il lavoro, infatti, possono accedere ad una serie di benefici. Nello specifico, l’imprenditore deve fornire loro un contributo di recesso pari al 41% del massimale Naspi. Inoltre, in caso di riassunzione nella medesima azienda, i lavoratori licenziati in modo collettivo hanno un diritto di precedenza, ma solo se il datore di lavoro richieda nuove figure professionali analoghe a quelle licenziate entro sei mesi dal licenziamento.

Come funziona l’impugnazione del licenziamento collettivo

Abbiamo visto quindi come avviene un licenziamento collettivo e come devono essere individuati i dipendenti in base a quanto dettato dalla legge. Tuttavia, è bene chiarire che i lavoratori hanno la possibilità di impugnare il licenziamento. Anche in questo caso ci sono diverse norme che disciplinano nel dettaglio il procedimento. Innanzitutto, i lavoratori possono ricorrere all’impugnazione in caso di mancanza del procedimento descritto poco fa. Inoltre, possono opporsi per chiedere al giudice di verificare se il procedimento sia stato effettuato in modo regolare e se siano stati applicati i criteri stabiliti dalla legge. Nel caso in cui il giudice rilevi un vizio di forma, il licenziamento deve ritenersi illegittimo.